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  1. drifting

    AvatarBy piranea80 il 5 Oct. 2012
     
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    Quando si parla di Drifting spesso si fa l’associazione automatica con la cattura dei tonni giganti, in realtà sulle barche degli appassionati di questa tecnica finiscono anche squali verdesca e squali volpe. Si tratta di una vera e propria pesca sportiva in oceano, il così detto Big Game Fishing, che in Italia riguarda soprattutto il mar Mediterraneo. Sperimentato per la prima volta negli anni ‘30 dagli americani che pescavano i giganteschi “bluefins”, che altro non erano che comuni tonni, i ton rouge dei francesi.
    Drifting letteralmente vuol dire “essere trasportati dalla corrente”, indicando dunque una pesca in corrente o in deriva, praticabile anche a barca ancorata su fondali di oltre 100m (nel Tirreno 70m-140m) in condizioni batimetriche ben precise.
    Una delle sue particolarità è la pasturazione continua (brumeggio), la così detta “strisciata” da effettuare quasi esclusivamente con le sarde, a pezzi e intere, buttate in mare in modo costante, omogeneo (a mano o con pasturatori elettrici) e senza che si “allarghi” troppo.
    Può sembrare semplice, in realtà è una tecnica difficile e che necessita di un’attrezzatura di prim ordine, di una grande attenzione ed esperienza.
    La barca è la prima fondamentale attrezzatura e in base alle distanza che andremo a ricoprire dovrà avere specifiche caratteristiche. Nel caso infatti dell’Adriatico e del Tirreno il drifting è sempre d’altura, ovvero si va a bruneggiare a 10-20 miglia dalla costa, le imbarcazioni dunque dovranno essere omologate oltre le 6 miglia ed essere veloci. Andranno bene delle “open fishing boats” di 6-7 metri, con doppia motorizzazione fuoribordo, mentre disporre del “fisherman” da 10 metri è tutt’altra cosa, soprattutto in termini di comodità.
    La sedia da combattimento è anch’essa indispensabile per contrastare pesci di oltre un quintale e se si usano le attrezzature pesanti (80-130 libbre), nel caso invece di mare calmo ed attrezzature medio-leggero si potrà intentare anche un combattimento in piedi. Le sedie in ogni caso dovranno essere robuste, ben fissate sull’imbarcazione, dotate di porta-canne sui braccioli, schienale abbattibile e di una pedana poggia-piedi.
    Una volta arrivati sulla posta, si ferma la barca e si lancia una manciata di sarde per vedere l’andamento della corrente, quindi si inizia la strisciata navigando controcorrente per circa un miglio a bassa velocità, gettando man mano una gran quantità di brumeggio.
    Fermati i motori si filano le lenze in mare, si fissano i piombi e con dei palloncini legati alle lenze (galleggianti) si decide a che profondità e a che distanza far lavorare l’esca. In caso dTi bassa corrente si procede a scarroccio, per cui la barca sarà trasversale mentre le canne saranno disposte sulla murata. Fatto questo non resta che aspettare e continuare con il brumeggio.
    La scelta dell’esca ricade il più delle volte su sarde, sgombri, sugarelli ed alici, da preferire è comunque il pesce vivo da innescare a pancia in su, innesco a “T” o per gli occhi, “a ciuffo”, molto più resistente ed adatto per le maggiori profondità.
    La fase di combattimento vero e proprio, una volta allamata la nostra preda, comincia in genere con una violenta partenza del pesce che può portarsi via anche 300-400m di lenza, per cui sarà bene aprire la frizione e seguirlo con la barca in movimento.
    A questo punto il tonno tenderà a buttarsi verso il fondo a picco e sotto di noi in verticale, questo è il momento più critico e l’unica soluzione per uscirne è quello di distanziarlo e di farlo risalire in modo poi di recuperare la lenza.
    L’attrezzatura necessaria comprende, oltre a quanto già detto in precedenza, anche un GPS, un ecoscandaglio per sondare il fondo, dei guanti, occhiali polarizzati, pinze, elastici, manicotti e raffi. Per quanto riguarda gli ami sono ottimi i modelli a gambo corto e a punta rientrante (a becco d’aquila) di dimensioni variabili tra 4/0 e 10/0, da scegliere a seconda della grandezza dell'esca utilizzata e dei pesci. Una valida alternativa sono anche i “circe hooks” da utilizzare per inneschi a ciuffo.

    Galleggianti: palloncini legati alle lenze
    Monofili: nylon con un carico da 200 a 300 libbre
    Ami: a gambo corto e a punta rientrante (a becco d’aquila)
    Terminali-finali: dai 3 ai 9 metri
    Esche: sarda, sugarello, sgombro, calamari (squali)
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    foto7

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